Il miracolo italiano – Par. 18

Alcuni degli strumenti di controllo e manipolazione dell’informazione messi a punto dalle amministrazioni Reagan sono stati utilizzati, come abbiamo visto, nella campagna televisiva per l’elezione di Ferdinando Collor De Mello in Brasile. Ma il paese dove essi sono stati trapiantati con più convinzione, abilità e dovizia di mezzi si trova in Europa, ed è L’Italia.

L’iniziativa politico-mediatica che ha portato alla vittoria elettorale e poi alla guida del governo Silvio Berlusconi, nel 1994, e la successiva gestione di quel successo hanno numerosi ed evidenti punti di parentela – parliamo qui degli strumenti e dei modi, prima che dei contenuti – con le analoghe invenzioni reaganiane.
Una delle frasi care al leader italiano – Senza la televisione una cosa non esiste ! Nè un prodotto, nè un politico, nè un’idea -. faceva parte del bagaglio quotidiano di Mike “Magic”Deaver, il mago della comunicazione della Casa Bianca.

E tuttavia a rendere inedito e straordinario l’evento realizzatosi con il successo di Berlusconi – in questo senso, un vero e proprio”miracolo italiano”- sta la natura del vincitore: non un attore, nè una semplice marionetta mediatica (come Collor De Mello) ma il padrone diretto di gran parte degli strumenti di comunicazione del Paese che intende governare, e uno dei quattro maggiori proprietari dell’informazione e della pubblicità su scala europea.
Si è realizzata perciò in Italia una situazione senza precedenti, che non a caso tutto il mondo civile ha posto subito sotto osservazione. E poichè è sulle regole e sulle forme del sistema informativo che, nelle società moderne, si misura il tasso di democrazia, l’attenzione si è concentrata su un tema di enorme rilevanza – probabilmente il tema dei temi del nostro tempo – che mai si era posto così brutalmente nella realtà : come, attraverso quali norme, attraverso quali strumenti, combattere i rischi di “dittatura mediatica”(secondo la definizione di Paul Virilio) e garantire a cittadine e cittadini il diritto all’informazione, e cioè il diritto alla democrazia?

Le possibili (e probabili conseguenze), per la vita quotidiana del comune cittadino, dell’aggiunta del potere politico al complesso sistema di controlli e di proprietà incrociate – sullâ’editoria, sulla tv, sul cinema, sulle assicurazioni, sulla pubblicità , sui supermercati, sullo sport – detenute da colui che nel 1994 è diventato presidente del Consiglio italiano, sono state descritte così dai tre autori (Corrias, Gramellini, Maltese) di una splendida radiografia del “colpo grosso” berlusconiano:
“Il cittadino lavora nelle imprese del Presidente (lo Stato, per esempio), esce a fare la spesa nell’ipermercato del Presidente pieno di prodotti pubblicizzati dal Presidente, quindi torna nella casa costruita dal Presidente e guarda le tv del Presidente (Rai e Fininvest) o la pay tv del Presidente; altrimenti sfoglia un giornale del Presidente e sceglie – tra i teatri (lirici e di prosa) e i cinema del Presidente – uno che presenta un concerto, una commedia o un film prodotto dal Presidente; alla domenica va allo stadio del Presidente dove tifa per la squadra del Presidente, d’estate viaggia con l’agenzia del Presidente; negli intervalli, mentre ripassano gli spot, per distrarsi canta l’inno del Presidente”.

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