Tra Harry Potter e Le cronache di Narnia

A mio avviso “Harry Potter” e “Le cronache di Narnia”, nelle sale a Natale, rimandano – apparentemente alla lontana – ai problemi di informazione e comunicazione abitualmente trattati da Megachip.

Ho visto entrambi i film senza essere un appassionato delle rispettive saghe, e sarei superficiale se tentassi giudizi o critiche. Molta parte della discussione sui prodotti per l’infanzia rimanda allo spazio dato, ma soprattutto negato, alle piccole produzioni (si tratti di editoria o di cinema); di converso, la costruzione del main stream, dell’evento, dei gadget (penso ai giocattoli che riproducono il personaggio, o ai videogiochi che si rifanno ai film) costituisce l’indotto e la premessa perchè i miti diventino tali. Ma questo è un piano di ragionamento che attiene alle presunte “leggi” del mercato…

Mi è capitato, più banalmente, di chiedermi se il proliferare di un certo filone rivolto al pubblico giovanile (bambini e adolescenti) avesse a che fare con più larghe correnti d’opinione “adulte”. “Le cronache di Narnia”, ad esempio, dal punto di vista cinematografico riprende lo stile delle battaglie campali in cui si scontrano “i valori” (la famiglia, l’onore, l’amicizia, il coraggio, la fede); sul campo di battaglia, alla fine del film e con abbondante scorrere di sangue, si decide se vincono i valori buoni o quelli cattivi. Al cinema ho avuto l’impressione che si battesse una strada già vista (tipo le grandi guerre del Signore degli anelli, nella versione cinematografica) e la si condisse, appunto, coi “valori”, sulla cui selezione si potrebbe eccepire. I ragazzini protagonisti della storia, peraltro, sono definiti “figli di Adamo e figli di Eva” e hanno il compito di liberare un mondo fantastico, popolato da creature inumane, dal tremendo giogo di una strega dittatrice.

Lungi da me il pensiero di organizzare crociate ideologiche contro qualsivoglia prodotto artistico, non ho potuto non notare la distanza tra “Le cronache di Narnia” e il terzo episodio della saga di Harry Potter. Ho trent’anni e per quanto mi sforzi non posso immedesimarmi nel pubblico di bambini e adolescenti cui sono destinati entrambi i film di Natale, ma sospetto che le avventure del maghetto appaiano più genuine, portatrici di significati meno assoluti, e soprattutto di ricette meno sbrigative di un enorme scontro campale tra forze del bene e del male..
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Non mi spingerei a definire (l’ho visto scritto su qualche giornale) “neocons” Le “Cronache di Narnia”; eppure, la distanza che passa tra i turbamenti, i dubbi, le incertezze e le scelte di Harry Potter e le corazzate lanciate a difesa dei “valori” nelle “Cronache di Narnia” è anche, a mio avviso, una distanza culturale: tra un tentativo “preventivo” di indicare certezze da difendere con tutti i mezzi (e poi, va da sè, la soluzione passa sempre per lo scontro campale) e una visione del mondo, sia pure un mondo fantastico e parallelo, più complessa e profonda, in cui i valori si incarnano nelle scelte degli individui, si mettono in dubbio e magari si affermano anche senza la spada.

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